Scheda articolo : 283682
San Francesco Riceve le Stigmate Luca Mombello '500
Autore : Luca Mombello
Epoca: Cinquecento
Prezzo: € 11.800
Misure H x L x P  

Dipinto olio su tavola raffigurante San Francesco che riceve le Stigmate del pittore Luca Mombello ( Orzivecchi 1520 - 1588 ).

Il dipinto è in buono stato di leggibilità e raffigura un paesaggio collinare boschivo con S.Francesco inginocchiato e in deliquio dinanzi a una miracolosa apparizione a forma di croce purpurea, laddove dietro di lui, sulla collinetta a destra, si vede seduto il fedele discepolo, frate Leone, che tiene con la sinistra un voluminoso libro di preghiere.

Il Poverello di Assisi, che nacque nel 1182 ca. e morì nel 1226, è ritratto secondo la puntuale descrizione di Tommaso da Celano, suo primo biografo, ed è perciò raffigurato come un uomo pallido, con la corta barba e il consueto saio di colore bigio; gioverà ricordare che nell’arte devozionale la rappresentazione del santo assisiate come frate con l’aureola e in estasi divina ebbe una particolare diffusione a partire dalla Rinascenza. L’immagine dipinta in questa tavola deriva evidentemente da una rielaborazione del noto racconto del citato Tommaso da Celano, secondo il quale a S.Francesco apparve un’angelica visione simile ad un rosso serafino e mentre il santo lo contemplava, sul suo corpo comparvero miracolosamente le stigmate che gli restarono fino alla morte.

Dal punto di vista più propriamente stilistico questo dipinto mostra i caratteri tipici della cultura pittorica italiana cinquecentesca: le tinte tenui, lievemente perlacee, le intonazioni cromatiche con accordi di colore ben equilibrati e le fisionomie compendiarie dei due frati rimandano al linguaggio figurativo colto e variegato di un artista lombardo dotato di singolari capacità tecniche ed esecutive attivo durante il XVI secolo; risulta infatti evidente che l’interessante composizione appare pervasa da una vena teneramente lieve e perciò gradevole, che valorizza sia la garbata immagine di S.Francesco, ritratto leggermente in tralice, sia il paesaggio umbratile con la chiesa e la piccola badia poste in cima a una delle colline visibili sullo sfondo; ma la nostra tavola si mostra anche in sintonia con le peculiari soluzioni pittoriche proprie degli artisti formatisi nel solco della tradizione figurativa di Romanino e Moretto: siamo dunque in presenza di un autore che agisce in corrispondenza d’intenti con l’esempio e l’insegnamento dei maggiori maestri attivi in territorio bresciano durante il XVI secolo.

E’ perciò con le composizioni di quei pittori operosi in Lombardia nel pieno del Cinquecento, inventori di novelle scenografie per temi biblici ed evangelici, che si deve rapportare questo dipinto di ambientazione e toni teneramente fabulistici, ricollegabili più precisamente al modus pingendi di Luca Mombello (Orzivecchi, 1518/20-1588/96), autore piuttosto raro, seguace di Romanino ma soprattutto allievo del Moretto, fautore di ambientazioni irreali pervase da una luce quasi incantata, non a caso rassomigliante a quella che permea l’opera in oggetto.

Gioverà rammentare che secondo la tradizione il nostro artista esordì come abile ebanista presso l’atelier del maestro ed ebbe poi quasi sicuramente una sua bottega con la quale adempì alle commissioni prevalentemente di carattere religioso per la nobiltà ed il clero bresciani; nonostante la scarsità dei dati biografici - sappiamo da documenti reperiti nell’Archivio di Stato di Brescia che egli abitò in quella città, nell’antico quartiere della quarta quadra di S.Faustino ed ebbe un figlio di nome Antonio -, opportunamente egli è stato ugualmente oggetto di studi pioneristici che ne hanno rivelato un profilo artistico più definito all’interno della vivace cerchia dei pittori operosi nei territori lombardi.

A conferma della proposta avanzata basterà dunque raffrontare il nostro S.Francesco che riceve le stigmate con altre opere prodotte nell’operosa bottega di Luca Mombello, come ad esempio la Presentazione di Gesù al tempio (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) o la Madonna firmata e datata “LUCA MO/ FECIT 1580” (Brescia, chiesa di S.Giuseppe). In questi due dipinti, simili nei segni stilistici alla tavola in esame, si evidenzia un dipingere attento, intinto di una tenera partecipazione umana e con una precisa volontà di recupero della cultura figurativa veneta di primo Cinquecento: caratteri ricorrenti nelle opere migliori licenziate dal Mombello.

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Dr. Riccardo Moneghini

Storico dell'Arte

Riccardo Moneghini 
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